domenica 20 aprile 2014

La “sfida” dei beni culturali. Lettera ai restauratori

ULTIMA MODIFICA IL 16/08/2015 



III (2014) 1

Sommario

... ... ...

Berardino Simone 

La "sfida" dei beni culturali. Dalle biblioteche di "conservazione" alla "Biblioteca Pubblica" 
(Lettera ai restauratori)         p. 233 - 264. 


 ... Nonostante il dibattito sui beni culturali risalga alla seconda metà degli anni Sessanta dello scorso secolo, la biblioteconomia non ha ancora messo al centro delle sue analisi il concetto di libro-bene culturale (per brevità scriverò "Libro") ... ...

A questo punto sarà chiaro perché è normale che in tutta Italia il cittadino “comune” (o “non studioso”), affascinato o incuriosito dalla biblioteca antica e dai Libri che potrebbe trovarci, sperimenterà questa esperienza di assoluta incomunicabilità ... ...

 Ma andiamo oltre i condizionamenti di questi inutili trucchi terminologici e stolti espedienti amministrativi e arriviamo alla sostanza ... ...

<https://bibliothecae.unibo.it/article/view/5717/5437>



PREMESSE ALL'ARTICOLO: 



MASSIMO SEVERO GIANNINI
SCRITTI (1939 - 1996) 
Milano. Giuffré. 2000 (Vol.1) - 2008 (Vol. 10)


La legge 1° giugno 1939, n. 1089, ampliando gli enunciati contenuti nella preesistente legge 20 giugno 1909, n. 364, dice all'art. 1 soggette alle sue norme le « cose mobili e immobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnografico », e soggiunge che sono comprese fra queste le cose che interessano la paleontologia, la preistoria, le civiltà primitive, la numismatica, nonché manoscritti, autografi, carteggi, documenti, incunaboli, libri, stampe e incisioni aventi rarità e pregio ... 


(Massimo Severo Giannini (1976). SCRITTI. Volume Sesto 1970 – 1976, p. 1003 – 1040)


In ogni tempo e in ogni luogo sono stati distrutti o mandati in rovina beni culturali …
Tuttavia è anche caratteristica del nostro tempo che parallelamente alla distruzione massiccia di beni culturali si sviluppi una altrettanto massiccia domanda di godimento di beni culturali. A parte la domanda di beni librari, ovunque crescente …
Oggi, 1971, tutti in Italia parlano di beni culturali. Ma il concetto è stato introdotto e popolarizzato solo dalla Commissione Franceschini … 
La Commissione consegnò i suoi elaborati in sale piene di luci e arazzi, ove tutti sembravano compiaciuti delle parole degli oratori. Sollecitato dai parlamentari che erano stati in Commissione, il Ministro Gui ebbe l'idea di predisporre una legge delega per riorganizzare l'amministrazione. Rapidamente una commissione si riunì e preparò un progetto, attenendosi strettamente alle indicazioni della Commissione Franceschini. …
Il progetto Papaldo è un elaborato di alto valore. I 46 articoli che costituiscono la sua parte generale sono da considerare il testo legislativo più compiuto che sinora sia stato redatto per regolare in modo unitario la complessa categoria dei beni culturali …
È prevedibile che tra i due gruppi di forze in contrasto, quello di distruzione dei beni culturali, e quello di domanda di godimento dei beni culturali, il secondo si rafforzerà.

(Massimo Severo Giannini (1971). SCRITTI. Volume Sesto 1970 – 1976, p. 281 – 292)


Si pensava dopo il 1966 che la Commissione Franceschini si traducesse, per le sue dichiarazioni in legge; e difatti fu nominata dal Ministro dell'istruzione una Commissione presieduta da Antonino Papaldo, che terminò i lavori nel marzo 1970; …
Eravamo notate bene, nel 1970-1971. Nel 1970 era uscita la legge 281 per l'istituzione delle Regioni. Grido d'allarme: come si fa a fare una legge che si occupa dei beni culturali una volta che passano, in base alla Costituzione, alle Regioni, i beni musei e biblioteche di enti locali e quanto attiene al paesaggio e al territorio? …
Questi eventi provocarono non solo l'arresto, ma diciamo l'abbandono del progetto della Commissione Papaldo, in quanto si ritenne che il progetto, in tanto potesse andare avanti in quanto lo si integrasse con una più esatta ripartizione delle attribuzioni tra lo Stato e le Regioni. …
È da richiamare l'attenzione sul fatto, estremamente interessante, che le categorie di beni culturali sono diventate nove: tre, cinque, adesso nove. …
Questi sono i principali problemi sostanziali oggi aperti: essi non possono essere risolti con una legge come quella che si era pensato di fare, la quale si aggiungerebbe alle tre leggi base, aprendo di continuo dei complessi problemi interpretativi. Occorre invece una sola legge organica che sia insieme revisione delle leggi base e disciplina dei nuovi problemi, e tale legge è possibile solo come legge delegata …

(Massimo Severo Giannini (1981). SCRITTI. Volume Settimo 1977 – 1983, p. 889 – 900)



[… Continua in: Mario Luigi Torsello (Consigliere di Stato). 
Profili generali del Codice dei beni culturali e del paesaggio. 
Convegno (Gallipoli. 2005) 
La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale nelle nuove norme e nell’esperienza applicativa.


Il nuovo art. 117 Cost. – come è a noi tutti noto - ha attribuito allo Stato la legislazione esclusiva nella materie della tutela dei beni culturali mentre la valorizzazione appartiene alla legislazione concorrente Stato-regioni.
Di qui la necessità di una individuazione delle due nozioni per determinare quello che è rientra nella competenza normativa dello Stato e quello è disciplinato dalla regione. ...
Ecco quindi la ragione più profonda del Codice: cercare di fare chiarezza ed evitare una empasse nell’esercizio delle funzioni che sembrava alle porte. Ecco perché abbiamo disciplinato interamente una materia su cui si era intervenuti da poco – ma con modalità di azione molto meno incisive - con il T.U. n. 490/1999. ...
Il Codice, quindi, ha avuto l’arduo compito di ricomporre la materia sulla base dei nuovi equilibri costituzionali. Impresa certamente improba ma che andava fatta velocemente. ...
Il Codice si ispira al principio che ciascun soggetto dell’ordinamento valorizza i beni di cui è titolare.
Tale criterio, però, così netto, è stato ampiamente temperato ... l’adozione di un regolamento statale può essere giustificata – alla stregua del principio di sussidiarietà – da una esigenza di esercizio unitario della funzione stessa, che impone che la funzione venga esercitata in modo uniforme sull’intero territorio nazionale. ...
Con il Codice abbiamo ridisciplinato tutta la materia del restauro poiché siamo partiti dall’idea che esso rientrasse nelle competenze esclusive in materia di tutela. ...
Quindi dopo la sua emanazione inizia una nuova scommessa: quella della difesa del Codice. ... ]



È forse opportuno cominciare col dire della legge di tutela dei beni culturali. « Tutela » è ormai un termine convenzionale per dire di normativa che deve avere ad oggetto la definizione del bene culturale, i procedimenti di individuazione e di disciplina del vincolo di conservazione (o tutela in senso stretto), la disciplina della fruizione di detti beni, quella delle attività di valorizzazione, quella della circolazione dei beni culturali, ed infine le varie specie di sanzioni. …
Dottrina e giurisprudenza hanno tratto l'interpretazione secondo cui il bene culturale è tale in quanto definito da un pregio: l' « interesse » sta nell'esser cosa di pregio. Che il pregio sia un « valore », una « rarità », un « fatto immateriale », o altro, già appartiene a quell'ordine di elaborazioni scientifiche di sistemica di vertice, da cui si può anche prescindere ai fini delle applicazioni pratiche se – come è nella specie – esiste una nozione subordinata usabile – che nel caso è appunto quella di pregio-interesse.
Ma quale pregio, quale interesse? … Su questo insieme di cose-beni culturali si è elaborata la costruzione sistematica del duplice pregio: artistico e storico, che è ormai dominante, anche nella giurisprudenza. …

(Massimo Severo Giannini (1986). SCRITTI. Volume Ottavo 1984 – 1990, p. 599 – 602)


Iniziative di promozione culturale – per usare un ordine concettuale moderno – sono state prese in ordinamenti giuridici generali e particolari sin dai periodi dei regni barbarici e feudali. …
La Costituzione repubblicana ha creduto opportuno dedicare alla promozione culturale un articolo generale (l'art. 9) …
La dottrina giuspubblicistica si è molto applicata alla spiegazione della normativa costituzionale … Gli esiti, per ora, sono solo miserabili. …
In effetto se vi è nozione intorno alla quale ferve il dibattito, questa è quella di cultura, che è contesa tra filosofia, storia, sociologia e antropologia: … si discute … se non sia da accettare una nozione del tutto empirica, quale, appunto, quella espressa dalla locuzione di complesso di manifestazioni della vita intellettuale, senza ulteriori implicazioni o prospettive.
Ed è questo significato empirico e non impegnato quello che si adotta nei testi normativi, a cominciare dall'art. 9 Cost., anche perché solo una cultura in questo senso può formare oggetto di promozione, non certo la cultura in una delle eccezioni totali, che, accettatane l'esistenza, ha certamente fra le sue componenti anche le manifestazioni della vita intellettuale, cioè la cultura in senso parziale e specifico. …
La locuzione non ha quindi nulla di astruso, non richiede impegni filosofici o antropologici
(Massimo Severo Giannini (1991). SCRITTI. Volume Nono 1991 – 1996, p. 11 - 28)


È ormai oltre mezzo secolo che la materia dei beni culturali (e ambientali) costituisce oggetto di un dibattito, vivo e di alto livello, nella letteratura giuridico-politica. …
L'ambito dei beni culturali è indicato all'art. 1 dell'atto 805 [1975]: beni culturali, ambientali, archeologici, storici, artistici, archivistici, librari; … la legge sostanziale di base essendo sempre rimasta quella sulle cose d'arte 1.6.1939 n. 1089. …
La qualità di bene culturale inerisce alla cosa, originariamente e indipendentemente dalla sua dichiarazione … tant'è che, per opinione da tanti accettata, comunque essi costituiscono il «patrimonio culturale» della nazione, non possono essere adibiti ad usi sconvenienti o pregiudizievoli alla loro conservazione. Precisa la norma che se ne deve favorire il godimento pubblico e così anche l'accesso agli studiosi. Si ha, come si vede, un vincolo a contenuto limitato: è, sostanzialmente, un vincolo di conservazione del bene nella sua qualità di bene pregiato. L'autorità pubblica non ha poteri specifici circa la sua collocazione, circa il modo di godimento (eccettuati gli ordini di cessare gli usi sconvenienti), circa la destinazione (così può essere vietata una destinazione di usi sconvenienti, ma non può essere imposta una destinazione specifica, che l'autorità ritenga consigliabile tra le utilizzazioni in fatto possibili). Quindi un risultato finale di assoluta semplicità: il contenuto del quale è alquanto limitato, nel senso che vale in negativo (ciò che l'avente diritto non può fare) e non in positivo (ciò che deve fare: ovviamente il potere di consiglio c'è, e in fatto risulta abbastanza esercitato; ciò che manca è il potere di imporre di fare). … …

(Massimo Severo Giannini (1995). SCRITTI. Volume Nono 1991 – 1996, p. 389 - 393)




Resta da vedere l'altro carattere dei beni culturali, il loro essere pubblici. … 
Cominciamo a chiarire: quando si dice che il bene culturale appartiene al patrimonio culturale della nazione, oppure, … all'umanità, … si usano espressioni pregiuridiche … le quali giuridicamente non significano se non che il bene culturale è bene culturale: l'essere testimonianza materiale avente valore di civiltà significa infatti essere parte di quel patrimonio (culturale) che compone le espressioni nelle quali le civiltà singole, e perciò la civiltà nel suo insieme, si sono manifestate. …
Solo che qui « appartenenza » è usato nel senso di far parte, non nel senso di appartenere. Invece quanto all'appartenenza, come appartenere, il bene culturale sembra non avere un « proprietario » in senso proprio …
Quando diciamo che il bene culturale è un bene di fruizione più che di appartenenza, intendiamo riferirci ad un insieme di dati, che possono esporsi come segue. Lo Stato-amministrazione dei beni culturali non ha il godimento del bene culturale, perché il godimento lo ha l'universo dei fruitori del bene medesimo … In ordine all'universo dei fruitori l'Amministrazione ha quindi un interesse all'integrità del bene culturale … inoltre l'interesse è all'integrità fisica e non all'integrità patrimoniale … D'altra parte le difetta il tipico interesse del proprietario all'utilizzazione del bene, poiché il bene, come bene culturale, non ha altra utilizzazione che la fruizione universale: essa può ampliare o restringere la fruibilità, nel senso che può porre in essere attività per rendere più facile e più accessibile la fruizione, e viceversa può restringere la fruibilità mediante il controllo delle ammissioni alla fruizione …
Fruibilità significa obbligo di permettere la fruizione, e quando all'obbligo si è adempiuto, il potere pubblico è in regola; le attività promozionali o gli incentivi alla fruizione sono infatti, giuridicamente, attività volontarie e non invece necessarie, come quelle attinenti alla fruibilità.

In questo senso il bene culturale è pubblico

(Massimo Severo Giannini (1976). SCRITTI. Volume Sesto 1970 – 1976, p. 1003 – 1040)


[Continua in: Paolo Carpentieri (Magistrato T.A.R. Campania). 
Fruizione, valorizzazione, gestione dei beni culturali
Convegno (Terracina, 2004) 
“Il nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio. Prospettive applicative”.


L’origine e la progressiva enucleazione delle diverse nozioni.
Posizione tradizionale.


Tradizionalmente la disciplina delle cose d’arte ha sempre presentato una caratterizzazione “difensiva” (G. Piva, voce Cose d’arte, in Enc. Dir., vol. XI, Milano, 1962, 93 ss.), al fine di assicurarne “la conservazione, l’integrità e la sicurezza” (così recita l’intitolazione del Capo II della legge 1 giugno 1939, n. 1089 sulla Tutela delle cose d'interesse artistico e storico).
La conservazione del patrimonio culturale, nella sua accezione quasi fedecommissaria di lascito del passato da tramandare integro alla posterità, è stata inoltre tradizionalmente assolta dalla affermazione della demanialità e incommerciabilità delle cose d’arte (così la legge 20 giugno 1909, n. 364 recante Norme per l'inalienabilità delle antichità e delle belle arti). 




L’idea del pubblico godimento e della pubblica fruizione del valore culturale insito nelle cose di interesse storico-artistico si collega a un’ideale illuministico di diffusione della cultura e ai valori democratici espressi dalla Rivoluzione francese. La tutela non è più intesa come pura conservazione, ma diviene strumento della crescita culturale.

L’articolo 9 della Costituzione.

... Da qui è partita l’elaborazione (M.S. Giannini, I beni pubblici, Roma, 1963; id., I beni culturali, in Riv. trim. dir. pubbl., 1976, 20 e ss.; ma già P. Calamandrei, Immobili per destinazione, in Foro It., 1933, 1722) del bene culturale come bene pubblico per destinazione, come bene non di “appartenenza”, ma di “fruizione”, sottoposto al concorso del dominio eminente del proprietario con il dominio utile pubblico sul valore culturale della cosa, come bene funzionalmente “immateriale”.
Si passa, dunque, da un’idea statica della tutela, come riserva “demaniale” del bene culturale e come limite alla sua commerciablità e al suo uso, ad un’idea dinamica della gestione del bene culturale, imperniata sul potenziamento dell’espressione del suo valore culturale, che tende a divenire un servizio offerto alla crescita culturale del pubblico... ... 

La “riscoperta” della centralità della nozione di fruizione

Il punto di sutura di questa divaricazione, capace di ricondurre a coerenza la discussione sulla valorizzazione dei beni culturali, è costituito, nella logica del codice, dalla “riscoperta” della centralità della nozione di “fruizione” dei beni culturali.
La fruizione del bene culturale costituisce non solo il fine (uno dei fini principali) della tutela e della valorizzazione, ma rappresenta la sintesi tra funzione e servizio pubblico di gestione del bene culturale al fine di conservarlo in condizioni da poter adeguatamente esprimere il suo valore culturale, attraverso un’idonea fruizione pubblica.
La fruizione si configura, in tal modo, come servizio pubblico di offerta del bene culturale alla pubblica fruizione. ... 


Da tutto ciò è nata l'idea che le amministrazioni siano munite di uffici di organizzazione, con esperti per tutto l'ordine di problemi di cui si è parlato e che servano a dare alle amministrazioni dei giudizi motivati in ordine soprattutto all'efficacia e alla efficienza dell'attività amministrativa. …
Un'amministrazione contemporanea richiede uffici di organizzazione. Come nel secolo scorso, ad un certo momento, le amministrazioni dovettero munirsi di uffici di ragioneria di fronte alle crescenti difficoltà tecniche della finanza pubblica (le ragionerie del '700 erano ragionerie empiriche, affidate a dei pratici, e solo nell'800 viene fuori un'intera amministrazione dedicata a quel problema), così oggi la stessa vicenda si ripete per la tecnologia amministrativa. 

(Massimo Severo Giannini (1984). SCRITTI. Volume Ottavo 1984 – 1990, p. 39 – 50)









 ... Il libro medievale abbonda di componenti che derivano da organismi viventi (la carta, il legno, i fili e i tessuti dal regno vegetale; le pergamene, i cuoi, le pelli, le sete, da quello animale), pur non mancando testimonianze che originano dal mondo minerale (dai metalli delle ferramenta, ai componenti di inchiostri e colori fino all'allume usato nella concia delle pelli) … le sue strutture devono comunque garantire una funzionalità che ne renda agevole la fruizione … Se privo di funzionalità, se le strutture che tengono insieme le sue diverse componenti divengono fatiscenti, esso deve essere escluso dalla consultazione e conseguentemente non può essere “visitato” …


Si propone una classificazione che pone la “bellezza” in subordine rispetto alla complessità materiale, alla ricchezza di “saperi” contenuti in quell'oggetto, s'intende infatti mettere in luce i contenuti di cultura materiale che giocano un ruolo primario eppure di norma ignorato o perlomeno assai sottovalutato.
D'altra parte il libro è tale in quanto veicolo di un testo – che di per sé, è una componente immateriale … …


Una categoria particolare di ricercatori-archeologici del libro è quella dei restauratori … Solo poco meno di quaranta anni fa si è iniziato a legare lo studio analitico delle componenti materiali del libro con la loro conservazione e ciò ha avuto come prima conseguenza un'evoluzione delle tecniche di restauro divenute rispettose, non più soltanto del testo, ma anche della materia … qualsiasi intervento agisce sulla materia delle opere ed è dunque essa che dev'essere conosciuta in ogni dettaglio dal restauratore … Questa conoscenza è l'unica strada che gli consente di giungere al traguardo di padroneggiare consapevolmente le modificazioni della materia … … per riappropriarsi di competenze sue proprie quali, ad esempio, la comprensione dei meccanismi della degradazione, ovvero la riflessione sulla riuscita degli interventi in termini di stabilità e durabilità nel tempo con ciò determinando un'ovvia ricaduta nelle opzioni tecniche adottate negli interventi.


Il percorso virtuoso che prende il via dalle materie dei libri conduce inevitabilmente alla loro salvaguardia; del resto, a ben guardare, è questo l'uso più corretto che si dovrebbe fare del nostro patrimonio culturale; una fruizione pubblica, per quanto possibile allargata, di opere alle quali in genere accedono soltanto singoli studiosi … facendo in modo … di … assicurarne la trasmissione a coloro che verranno dopo di noi ... ...
[ ... ... Ma, riba­dito che libri e docu­menti ven­gono con­ser­vati per essere stu­diati, credo che sia il caso di sfa­tare la super­sti­zione che il degrado di que­sti beni cul­tu­rali sia acce­le­rato dalla frui­zione. Parlo ovvia­mente della frui­zione pru­dente e avver­tita: un libro antico non può essere con­sul­tato come si farebbe con un quo­ti­diano che è pro­dotto per durare un giorno. Ciò pre­messo, sta­bi­lito che è nostro dovere tra­smet­tere ai posteri il patri­mo­nio cul­tu­rale che abbiamo rice­vuto in ere­dità dai nostri padri, vor­rei far notare che anche noi siamo tra i posteri cui spetta il godi­mento di quelle testi­mo­nianze del passato.

(Carlo Federici. Le materie dei libri, in Carlo Federici, Federico Macchi. Le materie deilibri. Le legature storiche della Biblioteca Teresiana. Publi Paolini. Mantova. 2014, p. 11- 14).






Bibliografie e Biblioteche. Paralleli e difformità - (...) Dal momento che le Biblioteche riuniscono libri concreti a fini consultativi e la Bibliografia elenca libri virtuali a scopo informativo, pare inevitabile che fra le due sussista una relazione, e questa si esprime nella circostanza che entrambi hanno a che fare con i libri (...) 
Va da sé che non basta parlare di Biblioteca per sapere qualcosa di più preciso su tale entità, oltre alla constatazione che è formata da una collezione di libri. Biblioteca, infatti, è un nome comune poco indicativo sia della destinazione della raccolta che dello specifico contenuto librario; per analogia, la sua denotazione non va oltre la significatività e la precisione semantica del termine "animale" quando venga adoperato per definire specie che vanno dal canarino all'ippopotamo (...) 
Le Biblioteche possono essere recenti, e cioè istituite da pochi anni o decenni, oppure storiche - e quindi a loro volta presentarsi in tante forme e composizioni quante sono state le stratificazioni librarie rispecchianti i diversi periodi temporali e gli indirizzi che possono avere successivamente ricevuto -, generali o specialistiche o di pubblica lettura; (...) ciascuna delle rispettive collezioni rappresenta una peculiare singolarità bibliotecaria, sicché ad una ad una ogni raccolta rispetto a tutte le altre ha in comune solo il fatto elementare, e niente a fatto discriminante, di possedere, gestire, e mettere a disposizione dei libri (...) 
Il rango di metadisciplina spetta di diritto alla Bibliografia per la ragione che, dovendo inquadrare ed ordinare l'insieme dei monumenti grafici, essa è tenuta ad inglobare la totalità delle conoscenze attraverso la totalità dei documenti che posseggono natura scientifica e letteraria, escludendo tutti quegli altri che abbiano solo valore occasionale, divulgativo, di ripetizione, o di didattica elementare (...) 
Per determinare tali relazioni la Bibliografia è obbligata a tracciare, da un lato le architetture e le mappe dello Scibile, dall'altro sia la cartografia delle entità che formano i Monumenti, e cioè gli autori, le opere, e le edizioni (...) di opere letterarie o scientifiche (...) 
La comunicazione realizzata per mezzo della stampa aveva prodotto nella civiltà europea un terremoto di tali proporzioni che, al confronto, l'odierna rivoluzione informatica non rappresenta molto più che un relativamente modesto fenomeno derivato. 
Nasceva così la Bibliografia, in quanto disciplina che, delegata a raccogliere e ad organizzare la letteratura e lo scibile, si trovava anzitutto impegnata ad effettuare una selezione degli autori e delle opere che venissero sindacati come i meglio rappresentativi ed interpretativi dell'intera eredità culturale e civile (...) 
La selezione bibliografica corrisponde sul piano informativo, o se si preferisce in termini virtuali, alla selezione libraria operata nelle biblioteche, per cui una bibliografia universale equivale ad una biblioteca universale nella quale siano state riunite le opere più significative di tutti i tempi e meglio rappresentative di ogni cultura, mentre una bibliografia settoriale o specialistica equivale a delle analoghe collezioni librarie particolari o alle singole classi delle biblioteche universali (...) con la differenza essenziale (...) che la selezione libraria operata dalla Bibliografia è riferita soltanto al valore scientifico ed alla qualità letteraria, mentre l'assortimento delle opere offerte da una Biblioteca rispetta anzitutto le esigenze ed i bisogni della utenza corrispondente, per soddisfare la quale la raccolta era stata e viene allestita (...) 
E tuttavia esiste un settore delle Biblioteche - in particolare quelle di alta cultura, accademica, e specialistiche - in cui la scelta delle opere viene attuata considerando sostanzialmente anche la tradizione culturale e i progressi del sapere; per tali Biblioteche il parallelo con gli adempimenti della Bibliografia, almeno per quel che attiene alle presenze librarie, è appropriato e calzante.
In termini bibliografico-culturali altrettanto significativa è la realtà di quelle biblioteche che, anzitutto in passato, siano state allestite sulla base di un disegno programmatico, un piano di costruzione che non poteva che essere, appunto, bibliografico; per tali biblioteche basta fare alcuni nomi, delle più celebri, e citare gli esempi della Mazarina, della Passionea (ora Angelica), della Palatina di Parma, della Bunaviana, della Durantina di Francesco Maria II della Rovere ultimo duca di Urbino.
Ma in tale insieme rientra anche un gran numero di biblioteche prettamente personali (...) 
Questa la conclusione cui siamo giunti: la contrapposizione fra Bibliografia e Biblioteche passa normalmente dalle acquisizioni della Bibliografia agli investimenti ed alle applicazioni bibliotecarie; e tuttavia anzitutto per il passato soccorre all'inverso una documentazione di singole raccolte che, per la loro elaboratezza, la loro minuziosità, e la loro sapienza erudita sono in grado di rappresentare tuttora delle autentiche bibliografie nel senso più rigoroso del termine. 
Per essere in grado di rispondere compiutamente ai più vari programmi di ricerca e di informazione, la Bibliografia non dispone in genere di impianti o di apparati documentari e consultativi già predisposti: al contrario, le sistemazioni bibliografiche esistenti non possono generalmente che risultare provvisorie, contingenti, e quindi sempiternamente dinamiche. 
Ogni assembramento librario nasce in seguito ad una richiesta o ad una serie di richieste, che è appunto quel che accade normalmente nella genesi, nella formazione, nella accrezione, e nella stratificazione bibliotecaria; tolti i casi speciali di biblioteche, ad esempio quelle popolari o di pubblica lettura, che risultano modellate o ricalcanti schemi predisposti, tutte le altre configurazioni di raccolte bibliotecarie rimangono aleatorie ed imprevedibili, anche quando intendono seguire una linea di assoluta specializzazione e di stretta coerenza (...) 
Per tutto il secolo XIX e XX gli studi bibliografici hanno preferito non soffermarsi su quelli che erano state le linee critiche impostate da Gesner e avviate a soluzione da Ebert, ma, trascurando di dare apprezzamento alle opere nei termini del loro valore scientifico e letterario (...) si sono dedicati soprattutto agli aspetti bibliologici, bibliofilici, strutturali e tipografici del libro, creando distinzioni (...) anzitutto in termini di qualità e di natura antiquaria e di pregio, con l'istituzione, fra l'altro, di appositi cataloghi separati per distinte aree di di utenza (...) nessuna biblioteca ha esperito apposite indagini per dare ad esempio riconoscimento adeguato alle proprie collezioni in rapporto con i meriti, ma anche con le lacune e le mancanze, quali sarebbero risultate in base a verifiche ed a confronti sul piano bibliografico (...) 
In breve (...) La valutazione dell'adeguatezza bibliografica di una Biblioteca consiste nel riscontrarvi il possesso di quell'assortimento di opere che rappresenta la migliore selezione letteraria di ciò che la Biblioteca ha inteso offrire, (...) attraverso l'accesso e la consultazione dei libri di volta in volta necessari o adeguati. Quest'ultimo tramite soffre (...) dell'ampio margine di indeterminazione e quindi di insufficienza funzionale cui soggiacciono tutti i processi mediati da indici. 
(...) ecco che fra Bibliografia e Biblioteche sarebbe necessario che si instaurasse, con mutuo beneficio, un processo di reciprocità e di scambio informativo che entrambe stimolerebbe e accrescerebbe. 
Ne trarrebbero vantaggi decisivi sia la sostanza, che la composizione, e la struttura organizzativa delle memorie esogene della civiltà. 

(Alfredo Serrai. Natura Elementi e Origine della Bibliografia in quanto Mappa del Sapere e delle Lettere. Bulzoni Editore. Roma. 2010)







(...)  Succede facilmente che biblioteche pubbliche … mantengano solo fittiziamente la loro natura pubblica (...) È questa purtroppo la situazione generale delle biblioteche pubbliche italiane: le quali né con le raccolte né con i cataloghi né con i servizi interpretano l’autentico spirito della biblioteca pubblica; ma si limitano a essere, individualmente e localmente, o biblioteche casuali o senza volto, o biblioteche arbitrariamente e saltuariamente specializzate (...) 
"Alessandria o Babele?" ... "Oltre l’intenzione di essere biblioteche pubbliche"








1 commento:

Photoknowhow ha detto...

Attraverso le opportunità tecnologiche possiamo offrire maggiore fruibilità al visitatore delle opere esposte e di quelle conservate, che praticamente nessuno potrà osservare.
Per realizzare queste nuova attività serve buona volontà e competenza.
Potremo in questo modo magnificare il nostro territorio, generare nuove professioni, reperire economie da destinare ai laboratori di restauro.
Parliamone assieme alla Fiera del Restauro di Ferrara 2016.